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La Festa della Repubblica

Anche gli Stati si concedono un giorno in cui festeggiare il loro compleanno; per la nostra Italia questo compleanno cade il 2 giugno, quando tutti celebriamo la “Festa della Repubblica”.  Fu proprio quel giorno, nel 1946, che nacque la Repubblica Italiana, come risultato di un referendum popolare, indetto dopo la fine della Seconda Guerra mondiale.

Ma vediamo meglio come andarono le cose.

L’8 settembre 1943 fu reso noto l’armistizio che il governo italiano aveva firmato con gli alleati angloamericani e il mattino successivo, di fronte alle prime notizie di un’avanzata di truppe tedesche dalla costa tirrenica verso Roma, il re, la regina, il principe ereditario, il presidente del Consiglio Badoglio ed altre autorità lasciarono Roma dirigendosi al Sud, a Brindisi, che per qualche mese divenne di fatto capitale del Regno del Sud. I soldati italiani rimasero senza ordini dall’alto, confusi ed inermi di fronte alle reazioni tedesche. Resistendo alle molte pressioni che provenivano da più parti, anche da sostenitori della Monarchia, il Re Vittorio Emanuele III non volle abdicare ma, il 12 aprile 1944, lasciò al figlio Umberto la Luogotenenza del Regno, con un comunicato in cui, tra l’altro, scrisse: “Verrà il giorno in cui, guarite le nostre profonde ferite, riprenderemo il nostro posto, da polo libero accanto a nazioni libere”.

La sua rinuncia definitiva alla corona avvenne solo con l’abdicazione del 9 maggio 1946, mentre le forze politiche erano profondamente divise sulla forma istituzionale da dare allo Stato italiano. Per prendere questa importante decisione fu indetto un referendum popolare, a suffragio universale, da svolgere il 2 e 3 giugno 1946. Al voto parteciparono anche le donne, che erano ammesse al voto per la prima volta (avevano già votato nelle amministrative della precedente primavera). Nella stessa occasione gli Italiani votarono per eleggere i propri rappresentanti nella Assemblea Costituente, chiamata a preparare e poi approvare la nuova Costituzione, in sostituzione dello Statuto albertino.

Gli aventi diritto al voto erano circa 28 milioni, i votanti furono 24.946.878, pari all’89,08%. I risultati furono proclamati dalla Corte di Cassazione il 10 giugno 1946 e poi, di nuovo e dopo ulteriori controlli, comunicati il successivo 18 giugno: 12.717.923 cittadini favorevoli alla Repubblica e 10.719.284 alla Monarchia; le schede bianche o nulle furono 1.498.136.  Al voto non poterono partecipare gli abitanti di Bolzano, di Trieste e di tutte quelle località assegnate all’Italia solo dopo il trattato di pace del 10 febbraio 1947. Mancarono anche tutti i nostri militari ancora prigionieri nei campi sovietici ed angloamericani; anche dopo, non tutti riuscirono a rientrare in Italia e di molti, purtroppo, si sono perse le tracce, ma non il ricordo.

Con i risultati del referendum l’Italia cessava di essere una Monarchia e diventava una Repubblica.   

La notte fra il 12 e 13 giugno, nel corso della riunione del Consiglio dei Ministri il presidente Alcide De Gasperi, prendendo atto del risultato, assunse le funzioni di Capo provvisorio dello Stato. Il Re Umberto II lasciò volontariamente il paese il 13 giugno, diretto in Portogallo, a Cascais, senza nemmeno attendere i risultati definitivi. I sostenitori della causa monarchica lamentarono, allora ed anche in seguito, azioni di disturbo e presunti brogli elettorali, respinti dalla Corte di Cassazione. Dopo la consultazione elettorale non mancarono scontri tra i sostenitori delle due parti, durante i quali si registrarono anche alcune vittime, come ad esempio a Napoli.

Con la fine della Monarchia la “Marcia reale” non poteva più essere l’inno nazionale ed il governo dovette scegliere il nuovo inno. Nel dibattito che si aprì vennero proposti: il Va pensiero di Verdi, La canzone del Piave e l’Inno di Garibaldi.  Il Canto degli Italiani (Inno di Mameli) si impose solo in misura temporanea, come inno provvisorio, in attesa di una decisione definitiva. Il dibattito sulla scelta dell’inno nazionale è continuato sino al 4 dicembre 2017, quando l’Inno di Mameli è stato riconosciuto definitivamente come inno nazionale anche in sede legislativa (legge 181/2017).

 

 Prof. Giovanni RUSSO Socio Simpatizzante

P.S.

Da alcuni siti istituzionali e parlamentari ed anche alcuni testi:

www.quirinale.it/page/2giugno1946

storiologia.it/tabelle/popolazione11

Montanelli -Cervi: L’Italia della Repubblica – Rizzoli editore, 1985

Luigi Salvatorelli: Sommario della Storia d’Italia – Einaudi, 1974

Norman Kogan: L’Italia del dopoguerra – Universale Laterza, 1968