Le foibe e la Giornata del Ricordo

I terribili, tragici mesi che conclusero il secondo conflitto mondiale hanno visto scontri cruenti ed orribili, con molte vittime innocenti, anche tra militari e forze dell’ordine. Alla guerra tra alleati e tedeschi si aggiunse quella condotta da armate partigiane jugoslave, che coinvolsero anche nostri militari, colpiti solo perché, continuando a fare il proprio dovere, cercavano di aiutare le comunità civili italiane di frontiera.

Nel Nordest del nostro Paese, nelle zone a cavallo con il confine jugoslavo, in quel triste periodo, diventarono orrendamente note le cosiddette “foibe”. Queste sono profonde voragini create dalla erosione di corsi d’acqua sotterranei, tipiche delle zone carsiche del Friuli Venezia Giulia e della zona di Trieste e dell’Istria. In questi inghiottitoi naturali i partigiani croati gettarono più di un migliaio di persone, civili o militari, a volte ancora in vita, legate sommariamente con fili di ferro.

Per ricordare le vicende di quelle terribili giornate, il nostro Parlamento ha istituito una solennità civile, il Giorno del Ricordo, che si celebra il 10 febbraio di ogni anno per “conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell'esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale”.  

La data prescelta è quella del giorno in cui, nel 1947, furono firmati i trattati di pace di Parigi, che assegnavano alla Jugoslavia alcuni territori in precedenza facenti parte dell’Italia. 

Anche i nostri finanzieri, sempre dislocati nelle zone di confine, furono colpiti dai sanguinosi attacchi di chi voleva cancellare ogni traccia di italianità dalle zone friulane e triestine, in un progetto di vera e propria pulizia etnica. Per ricordare il sacrificio sostenuto dalle Fiamme Gialle dopo l’armistizio del settembre 1943, il Presidente della Repubblica Italiana, il 18 giugno 2008, ha conferito la Medaglia d'Oro al Merito Civile alla Bandiera della Guardia di Finanza con la seguente motivazione:

I reparti della Guardia di Finanza dislocati lungo il confine orientale, dopo l'8 settembre 1943, pagarono un alto tributo di sangue pur di affermare i principi della legalità, della sicurezza economica-sociale e della salvaguardia dei valori etico-morali. Strenuo baluardo dell'italianità e dell'integrità territoriale, i Finanzieri di stanza nella Venezia Giulia, Istria e Dalmazia rimasero ai loro posti di servizio, dopo l'armistizio, scrivendo pagine luminose di generoso altruismo. Nonostante le centinaia di caduti, le Fiamme Gialle contribuirono alla salvezza del patrimonio sia aziendale che abitativo e, dopo la fine del confitto, prestarono la loro generosa opera di soccorso alle migliaia di profughi Giuliani, Istriani e Dalmati. L'operato dei Finanzieri, spinto anche fino all'estremo sacrificio, ha suscitato l'ammirata gratitudine e l'unanime riconoscenza del Paese”.

 

Fra le tante (troppe!) orribili vicende, vogliamo ricordare il barbaro eccidio di 97 finanzieri della caserma triestina di via Campo Marzio: il 3 maggio 1945, all’indomani dell’ingresso in Trieste dell’esercito popolare di liberazione del maresciallo Tito, i finanzieri furono catturati con l’inganno e poi uccisi e gettati nella Foiba di Basovizza (frazione della città di Trieste), senza che ad essi fosse imputata alcuna colpa. Qualche mese dopo, gli angloamericani estrassero dalla Foiba “450 metri cubi di resti umani” (il dato è preso dal libro L’Italia della guerra civile di I. Montanelli e M. Cervi); oltre ai finanzieri vi erano anche molte vittime civili.

Nel 1992 la Foiba di Basovizza è stata dichiarata monumento nazionale, con l’istituzione di un Sacrario e di un annesso Centro di documentazione. Due presidenti della Repubblica Italiana (Francesco Cossiga e Oscar Luigi Scalfaro), si sono recati a Basovizza, nel 1991 e nel 1993, ed hanno reso omaggio ai Caduti di quelle tristi giornate. Anche la nostra Rai ha contribuito al ricordo, mettendo in onda una fiction (Il cuore nel pozzo) ispirata a quelle vicende ed interpretata da Beppe Fiorello.

N.B. Per alcuni riferimenti storici sono state molto utili le ricerche realizzate dal maggiore Gerardo Severino (sito web del Museo storico della Guardia di Finanza)

 

PROF. RUSSO GIOVANNI SOCIO SIMPATIZZANTE